NOTE METODOLOGICHE SUI TEMI DELLA GIORNATA DELLE ECONOMIE LOCALI

 

1) Consuntivo strutturale 2002

 

1.1 La demografia delle imprese

Le tavole presentate in questa sezione sono desunte dai dati tratti da  Movimprese nei quattro trimestri del 2002 e negli ultimi 6 anni (1997-2002). Movimprese, basandosi su movimentazioni di archivi amministrativi, ripropone i flussi al lordo di qualunque variazione non giustificabile da fatti puramente economici (es. duplicazioni dovute ad attivazione di nuove province, cancellazioni d'ufficio, iscrizioni di soggetti per adempimento di nuovi obblighi legali, ecc.).

 Nelle tavole viene fornito, in particolare:

·        il numero delle imprese registrate (cioè le imprese presenti in archivio e non cessate indipendentemente dallo stato di attività assunto) al Registro imprese nel periodo di riferimento;

·        il numero delle cessazioni nell'arco del trimestre si riferisce a tutte le posizioni che nel periodo considerato hanno cessato l'attività;

·        il numero di iscrizioni nell'arco del trimestre si riferisce al conteggio di tutte le operazioni di iscrizione effettuate nel periodo considerato.

 

1.2 Imprese e occupazione a livello provinciale e comunale.

Questa sezione raccoglie una selezione di alcune tra le più significative tavole statistiche che si rendono disponibili dal Registro delle imprese e dal REA (Repertorio delle notizie economiche e amministrative), opportunamente integrati e verificati con il contributo delle informazioni presenti nelle altre principali fonti amministrative (INPS, INAIL e Anagrafe Tributaria).

Questa attività di integrazione ha permesso di costruire un repertorio anagrafico e un set di tavole statistiche sulle imprese e l’occupazione alla data del 31.12.1999 utili per un’analisi economico-amministrativa dei sistemi produttivi a livello territoriale.

Le “imprese registrate” sono distinte tra quelle che hanno addetti e quelle senza addetti. Tra le imprese con addetti viene identificato, inoltre, il sottoinsieme delle imprese che hanno soli addetti dipendenti. Per ciascuna tipologia di impresa vengono forniti i relativi dati occupazionali (addetti e dipendenti).

 

1.3 Occupazione in provincia: la struttura professionale .

La tavola di questa sezione mette in relazione le assunzioni previste nel 2002 per grande gruppo professionale desunti dalla quinta annualità di Excelsior, con il relativo stock occupazionale in ogni provincia. La ricostruzione dello stock degli occupati al 31.12.2001 per grande gruppo professionale è stata ottenuta tramite una elaborazione, svolta del  Centro Studi Unioncamere, dei microdati delle forze di lavoro dell’ISTAT (indagine svolta a gennaio 2002) che ha portato al riproporzionamento dei dati ISTAT con i relativi pesi dei corrispondenti domini desunti da Excelsior. In tal modo è possibile ottenere i tassi di entrata per singolo gruppo professionale.

 

1.4 Il valore aggiunto provinciale nel 2001 e nel tempo 1995-2001.

Il valore aggiunto (computato ai prezzi base) rappresenta l’aggregato principe della contabilità nazionale e fornisce una misura quantitativa della ricchezza prodotta dal sistema economico nell’arco dell’anno di riferimento. Generalmente viene calcolato per i tre grandi macro settori (agricoltura, industria e servizi), e per eliminare l’effetto dimensione territoriale viene riportato alla popolazione residente in modo tale da ottenere un indicatore confrontabile territorialmente e che indichi il grado di crescita economica raggiunta da un’area. Attualmente esiste a livello di Unione Europea un  documento univoco che stabilisce per tutti i Paesi aderenti le linee guida per la stima degli aggregati di contabilità nazionale (SEC95 – Sistema Europeo dei Conti Economici).

 

1.5 Il commercio estero provinciale

In questa sezione sono riportati i dati sul commercio estero relativo al 2002 desunti dai dati rilevati dall’ISTAT. Le tavole prodotte sono il risultato di elaborazioni effettuate sulla banca dati presente su Starnet, costruita a partire dalla base dati ISTAT con un maggior dettaglio a livello provinciale. Per valutare il grado di apertura del commercio estero, i dati ISTAT sulle esportazioni sono stati rapportati al valore aggiunto provinciale di fonte Unioncamere - Tagliacarne e al numero delle unità locali e addetti del REA al 31.12.1999.

Per avere indicazioni sul contenuto tecnologico dei beni commercializzati i prodotti sono stati, in una tavola specifica, classificati in base alla tassonomia di Pavitt, e raggruppati in tre gruppi distinti (agricoltura e materie prime; prodotti tradizionali e standard; prodotti specializzati e high tech).

 

Classificazione di Pavitt

 Agricoltura, prodotti energetici, materie prime

Agricoltura e orticoltura

Animali vivi

Silvicoltura

Pesca

Antracite

Ligniti

Torba

Produzione energia/gas/acqua

Energia elettrica

Gas  di carbon fossile ed altri

Petrolio greggio,gas naturale

Minerali di uranio e di torio

Minerali di ferro

Min.di metalli non ferrosi

PIetre da costruzione

Ghiaia, sabbia e argilla

Minerali ind. Chimiche

Sale

Minerali, prod. delle miniere

Prodotti dello smaltimento dei rifiuti

Prodotti tradizionali e standard

Carne, prod. a base di carne

Pesci trasformati,conservati

Oli grassi vegetali e animali

Prodotti della macinazione

Altri prodotti alimentari

Bevande

Filati per cucire

Tessuti

Altri prodotti tessili

Stoffe a maglia

Pellicce e articoli in pelliccia

Cuoio

Legno tagliat, piallato

Fogli da impiallacciatura

lavori di falegnameria

Imballaggi in legno

Altri prodotti in legno

Pasta da carta

Articoli di carta e di cartone

Cemento, calce e gesso

Prodotti in calcestruzzo

Pietre da taglio o da costruzione

Altri prodotti dei servizi

Provviste di bordo

Merci dichiarate come provviste di bordo

Non definito

Preparati e conserve di frutta

Prodotti lattiero-caseari e gelati

Alimenti per animali

Prodotti a base di tabacco

Manufatti tessili

Articoli a maglia

Indumenti di cuoio

Altri articoli di abbigliamento

Articoli da viaggio, borse

Calzature

Libri  giornali ed altri stampati

Stampe

Supporti registrati

Prodotti di cokeria

Prodotti petroliferi raffinati

Combustibili nucleari

Prodotti chimici di base

Mattoni, tegole

Altri prod. minerali non metallif.

Ferro, ghisa e acciaio

Tubi

Ferro, acciaio e ferroleghe

Metalli preziosi

Costruzioni metalliche

Cisterne , serbatoi

Generatori di vapore

Articoli di coltelleria

Altri prodotti in metallo

Cicli e motocicli

Glicerina;saponi  e detergenti

Altri prodotti chimici

Vetro e prodotti in vetro

Prodotti ceramici non refrattari

Piastrelle e lastre in ceramica

App. distribuzione energia

Accumulatori, pile

Strumenti ottici

Orologi

Carrozzerie per autoveicoli

Parti e accessori per autoveicoli

Altri mezzi di trasporto

Mobili

Gioielli e articoli di oreficeria

Strumenti musicali

Articoli sportivi

Giochi e giocattoli

Manufatti vari, n.c.a.

Opere d'arte

Prodotti specializzati e high tech

Pitture, vernici e smalti

Articoli in gomma

Articoli in materie plastiche

Macchine produzione energia mecc.

Altre macchine impiego generale

Macchine per l'agricoltura

Macchine utensili

 Altre macchine per impieghi speciali

Armi e munizioni

Apparecchi per uso domestico

Motori, generatori

Fili e cavi  isolati

Apparecchi elettrici, n.c.a.

Navi e imbarcazioni

Locomotive e materiale rotabile

Lastre, pellicole fotografiche

Pellicole cinematografiche

Pesticidi ed altri prodotti chimici

Prodotti farmaceutici

Fibre sintetiche e artificiali

Macchine per ufficio

Apparecchi di illuminazione

Tubi e valvole elettronici

Apparecchi trasmittenti

Apparecchi riceventi

Apparecchi medico chirurgici

Strumenti di misurazione

Autoveicoli

Aeromobili e veicoli spaziali

Mezzi registrati supporto software

 

1.6 Gli indicatori creditizi a livello provinciale nel 1998-2001

Depositi bancari

Raccolta monetaria di soggetti non bancari effettuata dalle banche sotto le seguenti forme:

depositi a risparmio liberi e vincolati, buoni fruttiferi, certificati di deposito, conti correnti liberi e vincolati. Le informazioni presentate sono rilevate per localizzazione della clientela (ovvero secondo la residenza dei clienti) e non per localizzazione degli sportelli.

Impieghi bancari

Finanziamenti erogati dalle banche a soggetti non bancari. L’aggregato comprende: rischio di portafoglio, scoperti di conto corrente, finanziamenti per anticipi, mutui, anticipazioni non regolate in conto corrente, riporti, sovvenzioni diverse non regolate in conto corrente, prestiti su pegno, prestiti contro cessioni di stipendio, cessioni di credito, impieghi con fondi di terzi in amministrazione, altri investimenti finanziari, sofferenze, effetti insoluti e al protesto di proprietà. L’aggregato è al netto degli interessi e delle operazioni pronti contro termine. Le informazioni presentate sono rilevate per localizzazione della clientela (ovvero secondo la residenza dei clienti) e non per localizzazione degli sportelli.

Sofferenze su impieghi

Le sofferenze comprendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato di insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalla garanzie che li assistono, al lordo delle svalutazioni operate per previsioni di perdita. Le informazioni presentate sono rilevate per localizzazione della clientela (ovvero in base alla residenza dei clienti che sono in stato di sofferenza) e non per localizzazione degli sportelli.

Sportelli

Punti operativi che svolgono con il pubblico, in tutto o in parte, l’attività della banca; rientrano nella definizione gli sportelli a operatività particolare; sono esclusi gli uffici di rappresentanza.

 

1.7 Reddito disponibile e tenore di vita

All’espressione “tenore di vita” si suole attribuire un significato più o meno ampio a seconda del contesto in cui viene utilizzata. Nel significato più ristretto del termine, che privilegia l’aspetto materialistico, il tenore di vita indica la quantità di beni e servizi (sia primari che voluttuari) di cui ciascun individuo può disporre, indipendentemente dalle reali condizioni di salute, dai vincoli relazionali e dall’ambiente nel quale egli vive. Posto in questi termini, il tenore di vita trova la sua naturale identificazione in una serie di indicatori che vanno dal reddito disponibile pro capite (ottenuto dividendo il valore totale per la popolazione residente) ai consumi finali interni delle famiglie, dai consumi di energia elettrica al parco autovetture circolante.

 

1.8 I prezzi a livello regionale

La tavole allegata contiene informazioni sull’andamento dei prezzi al consumo per 75 comuni (20 capoluoghi di regione e 55 capoluoghi di provincia), sulla base delle rilevazioni mensili degli uffici comunali di statistica e dell’ISTAT, finalizzate alla computazione degli indici dei prezzi per le famiglie di operai ed impiegati (FOI).

Il paniere dei prezzi al consumo è articolato in 12 capitoli di spesa che concorrono a formare l’indice generale, complessivo e al netto dei tabacchi, attraverso un sistema di ponderazione che rispecchia la composizione dei consumi.

Le tabelle riportano le variazioni percentuali medio annue. Nei casi in cui si sono riscontrate mancate rilevazioni degli indici per un arco temporale non superiore ad un mese si è proceduto per interpolazione lineare.

 

1.9 Le “vere” nuove imprese a livello provinciale nel 2000

L'Osservatorio Unioncamere sulla demografia delle imprese ha l'obiettivo di analizzare in modo più dettagliato i flussi di natura amministrativa del Registro Imprese, resi disponibili da Movimprese, per ricavare informazioni utili all'analisi dell'evoluzione del sistema economico. In particolare gli obiettivi dell'Osservatorio sono:

¨      la classificazione delle nuove iscrizioni al Registro Imprese in base alla tipologia di evento che le ha determinate (nuova iscrizione determinata da una "vera" nuova impresa, nuova iscrizione determinata da una trasformazione giuridica, nuova iscrizione determinata dallo "spin-off" da attività preesistenti);

¨      la determinazione di informazioni relative ai nuovi imprenditori (quali attività intraprendono, età, sesso ecc…);

 Questa sezione fornisce una selezione delle tavole dei principali risultati sulle iscrizioni al Registro Imprese per l'anno 2000 a livello territoriale e settoriale.

 

 

2) LA CONGIUNTURA
 

Nella stesura del dossier economico provinciale, come già indicato nel format iniziale, la sezione relativa alla congiuntura è a cura delle singole CCIAA e UR che possono inserire i dati provinciali o regionali ove disponibili. In ogni caso,  a partire dall’11 aprile 2003 verrà inserito nell’apposita area della “Giornata dell’Economia” su Starnet un set di tavole tratte dall’indagine congiunturale, condotta dal Centro Studi Unioncamere, che fornisce informazioni sui principali indicatori economici a livello di macro ripartizione geografica. Tali dati possono essere utilizzati come benchmark territoriale nel caso in cui le singole CCIAA e UR abbiano disponibili dati congiunturali disaggregati per regione o provincia. Per consentire un corretto confronto si descrive di seguito il campo di osservazione e alcune caratteristiche delle indagini realizzate a livello nazionale dal Centro Studi Unioncamere.

 

2.1 Set standard di tavole di confronto nazionale 

In questa sezione sono presentate alcune tavole desunte dai dati rilevati dalle indagini trimestrali condotte dal Centro Studi Unioncamere. In particolare:

 ·        l’indagine congiunturale sulle imprese dell’industria è basata su interviste realizzate trimestralmente su un campione di 3.000 aziende rappresentative dell'universo delle imprese manifatturiere fino a 500 dipendenti. Nell’indagine, condotta con  la tecnica CATI, viene richiesto alle imprese di dichiarare l’andamento delle produzione, del fatturato, degli ordinativi e delle esportazioni registrati nell’ultimo trimestre, le previsioni per i mesi successivi ed alcune scelte di carattere organizzativo. I dati sono disaggregati per quattro aree geografiche, per tre classi dimensionali (da 1 a 9 dipendenti, da 10-49 dipendenti, e oltre 50 dipendenti) e per singoli settori di attività.  La ponderazione delle risposte viene effettuata sul fatturato.

 ·        l’indagine congiunturale sulle imprese del settore commercio al dettaglio è basata su interviste realizzate trimestralmente su un campione di 3.000 aziende, rappresentative dell’universo delle imprese commerciali italiane. Nell’indagine, condotta con  la tecnica CATI, viene richiesto alle imprese di dichiarare l’andamento delle vendite (a prezzi correnti) registrato nell’ultimo trimestre, le previsioni per i mesi successivi ed alcune scelte di carattere organizzativo. Le informazioni sono disaggregabili per area geografica, per classi dimensionali (piccola distribuzione da 1 a 5 addetti, media distribuzione da 6 a 19 addetti, grande distribuzione con più di 20 addetti), per settore di attività (alimentare, non alimentare, ipermercati-supermercati-grandi magazzini). La ponderazione delle risposte viene effettuata sul fatturato.

 ·        l'indagine congiunturale sulle imprese del settore dei servizi si rivolge trimestralmente ad un campione di circa 2.000 aziende rappresentative dell'universo delle imprese fino a 500 dipendenti dei servizi. Nell'indagine, condotta con la tecnica CATI, viene richiesto alle imprese di dichiarare l’andamento congiunturale e tendenziale del fatturato rispetto al trimestre, la previsione per i tre mesi successivi ed alcune informazioni sulla dinamica del settore.  I dati sono disaggregati per quattro aree geografiche, per tre classi dimensionali (da 1 a 9 dipendenti, da 10-49 dipendenti, e oltre 50 dipendenti) e per settore di attività.  La ponderazione delle risposte viene effettuata sul fatturato.

 

 3) IL LIVELLO DI COMPETITIVITA' DEL TESSUTO PRODUTTIVO LOCALE

 

3.1 I principali indicatori economico-finanziari a livello provinciale nel 2001.

Quest'area tematica analizza il comportamento economico e finanziario delle società di capitale e delle cooperative italiane, attraverso l'utilizzazione dei dati tratti dall'archivio informatico dei bilanci di fonte Cerved. Tale archivio, rielaborato dal Centro Studi Unioncamere per le proprie esigenze di ricerca, contiene, per ciascuna annualità, oltre 450.000 bilanci di società agricole, industriali e dei servizi escluse quelle del settore dell'intermediazione monetaria e finanziaria. In questo osservatorio, inoltre, sono esclusi i bilanci economicamente non significativi (fatturato e valore della produzione pari a zero, oppure presentati in stato di liquidazione). I dati desumibili dall'Osservatorio Unioncamere sui bilanci delle società di capitale hanno consentito di sviluppare un'analisi sui seguenti temi:

*      Distribuzione delle società di capitale e del fatturato per classe dimensionale e per provincia: vengono presentati gli indici di concentrazione dimensionale in termini di imprese e di ricavi generati per le 4 classi di fatturato considerate (sotto 5 milioni di euro, tra 5 e 50 milioni di euro, tra 50 e 250 milioni di euro, sopra 250 milioni di euro). Per analizzare l'incidenza di una determinata classe in base alla consistenza delle imprese, si rapporta il numero di imprese con sede in una provincia che appartengono a quella fascia di reddito con il numero complessivo di società presenti nell'archivio bilanci ed iscritte nella stessa provincia. Analogamente per l'incidenza del fatturato si rapportano i ricavi complessivi, generati nell'anno 2000 dalle imprese di una determinata fascia di reddito, con il fatturato totale delle imprese iscritte nella stessa provincia.

*      R.O.I. (Return on investment): Per misurare la redditività delle risorse impiegate nell'azienda, sia di origine interna apportate dai soci che quelle esterne fornite in prestito dai vari creditori, è stato calcolato per ciascuna provincia e settore un indice finanziario ottenuto rapportando il margine operativo netto e i proventi finanziari con il totale degli impieghi (Patrimonio netto, Debiti esigibili entro ed oltre 12 mesi). Il margine operativo netto è pari alla differenza tra il valore della produzione (prevalentemente costituito dai ricavi complessivi generati in azienda) e i relativi costi di produzione (cioè tutti i costi operativi tipici direttamente imputabili al ciclo di produzione).

*      Oneri finanziari/valore aggiunto: Per misurare l'incidenza della spesa relativa agli oneri finanziari è stato calcolato un indice ottenuto rapportando gli interessi e gli oneri finanziari dell'anno 2000 (interessi passivi su mutui e verso banche di credito ordinario, interessi ed oneri su debiti obbligazionari,  debiti verso società controllate, interessi passivi verso fornitori, erario, enti previdenziali, ecc.) alla voce "valore aggiunto", che rappresenta la ricchezza prodotta dall'impresa nel corso dello stesso esercizio contabile.

*      Valore aggiunto e costo del lavoro per addetto: Per misurare la produttività del fattore lavoro è stato elaborato un indice ottenuto come rapporto tra il valore aggiunto generato in una determinata provincia e gli addetti occupati nelle unità locali della provincia stessa. Quest'analisi è stata condotta ripartendo territorialmente il valore aggiunto di un'impresa in proporzione agli addetti occupati nelle  varie unità locali provinciali. Ipotizzando che la produttività di un'impresa sia la stessa in tutte le sue unità locali provinciali, avremo, ad esempio, che una società con un valore aggiunto di 100 milioni di euro e 10 addetti di cui 6 nelle unità locali della provincia di Milano e 4 a Torino, avrà 60 milioni di euro di valore aggiunto a Milano (100 x 6/10) e 40 a Torino. Il passo successivo consiste nel sommare questi "valori aggiunti provincializzati" e dividerli per gli addetti occupati nelle unità locali della provincia stessa. Analogamente per misurare il costo del fattore lavoro, sono state dapprima ripartite territorialmente le spese del personale occupato in azienda (salari, stipendi, oneri previdenziali e assistenziali a carico dell'impresa, TFR e altri costi) in base al numero di addetti che lavorano nelle diverse unità locali provinciali. Il passo successivo è consistito nel dividere questi "costi del personale provincializzati" per gli addetti occupati nelle unità locali della provincia stessa.

 E’ opportuno sottolineare che quest’analisi pur non essendo un’indagine campionaria, si riferisce comunque all’universo delle sole società di capitale e cooperative. Le indagini ISTAT sul tema della produttività e del costo del lavoro per addetto, riferendosi all’intera economia, non consentono un confronto diretto con i dati presentati in questa sezione.

Attraverso i dati desunti dall’analisi di bilancio è possibile, comunque, osservare i differenziali territoriali esistenti tra le società di capitale e cooperative operanti in una determinata provincia e/o settore.

 

3.2 Set di tavole sui gruppi di impresa a livello provinciale nel 2000.

 


In quest’analisi sui legami societari esistenti tra le imprese nell’anno 1999, si considera “gruppo d’impresa”, il gruppo al cui interno vi sono relazioni di maggioranza, cioè imprese o persone fisiche che detengono il controllo, diretto o indiretto, di altre società di capitale con quote maggiori del 50%. Sono escluse dall’indagine le società quotate in borsa, che presentano un azionariato diffuso e variabile.

 

3.3 Set di tavole sulla localizzazione/delocalizzazione d’impresa.

I dati tratti dal Registro Imprese consentono di analizzare il grado di attrazione di una provincia, rapportando il numero di dipendenti che lavorano in unità locali di imprese che hanno sede in un'altra provincia con la totalità dei dipendenti impiegati nel territorio analizzato. Osservando le imprese con sede in una provincia, è possibile valutare il grado di delocalizzazione, rapportando i dipendenti che lavorano in unità locali fuori provincia con la totalità dei dipendenti occupati in queste imprese.

 

3.4 La formazione continua a livello provinciale nel 2000 e nel 2001

Le tavole di questa sezione sono desunte dai dati rilevati dalla quarta e dalla quinta annualità di Excelsior.

Nel questionario di indagine è stata inserita un’apposita Sezione 5 sulla formazione continua che rileva (con significatività territoriale fino al livello provinciale) alcuni elementi di base per una valutazione del fenomeno nel nostro Paese:

·        lo svolgimento o meno di attività di formazione del personale nelle imprese;

·        il numero degli addetti formati (per tipologia – dipendente o indipendente –, per categoria professionale – operai, impiegati/quadri, dirigenti e titolari/soci/familiari - e per genere);

·        la spesa complessiva sostenuta e la ripartizione tra risorse proprie e finanziamenti pubblici.

 Ciò consente, dallo scorso anno, di individuare (a livello settoriale, dimensionale e territoriale) i principali indicatori utili in chiave di valutazione quali:

·        la percentuale di imprese che fanno formazione;

·        la spesa complessiva per la formazione ed il peso delle risorse pubbliche e private;

·        la percentuale di formati sul totale degli addetti;

·        la percentuale di dipendenti formati sul totale dei soli dipendenti;

·        il costo medio per formato; il costo medio per addetto.

 In tal modo, i dati di Excelsior sul biennio 2000-2001 permettono di definire un quadro articolato ed aggiornato dello stato recente della formazione continua a livello provinciale in Italia, dei suoi destinatari e dei suoi finanziamenti, fotografato alla vigilia e a ridosso dell’applicazione della Tremonti–bis e della messa a regime dei programmazione dei fondi strutturali europei 2000-2006.

 

3.5 Le infrastrutture a livello provinciale

La necessità di costruire indicatori infrastrutturali si scontra evidentemente con vincoli di diversa natura, il primo tra i quali è rappresentato dalla necessità di quantificare entità di diversa natura (lunghezza rete stradale come posti letto disponibili negli ospedali), per poi sintetizzarli in indici comparabili, a loro volta da sintetizzare fino ad arrivare a indici di dotazione infrastrutturale sintetica.

 Una seconda criticità presente nella costruzione di indici infrastrutturali fino ad oggi realizzati (anche le citate esperienze precedenti Tagliacarne), riguarda la discrezionalità nella operazione cosiddetta di “normalizzazione” dei dati, ovvero nella depurazione degli aggregati dalla diversa dimensione delle aree. La scelta di un denominatore di confronto (superficie, popolazione, ecc.) modifica il risultato in modo significativo, soprattutto nelle realtà laddove i fenomeni utilizzati per la costruzione degli indici semplici ne condizionano l'entità (esemplificativo è il caso della Valle d'Aosta, a bassissima densità di popolazione).

 Un terzo punto strettamente collegato al discorso della normalizzazione è che gli indicatori costruiti sintetizzando indici espressi in termini di valori per abitante, per superficie, ecc. rappresentano già un confronto tra dotazione e utilizzo potenziale (espresso da territorio, popolazione, ecc.), sono cioè grandezze relative, e non veri e propri indici di dotazione, o meglio di "assorbimento" infrastrutturale, espressivi di quanta parte della dotazione nazionale si localizzi in un'area piuttosto che un'altra.

 Queste considerazioni sono alla base di questo nuovo approccio, orientato alla ricerca di un indice espresso come quota su Italia concentrata da ciascuna infrastruttura, lasciando a un momento successivo una valutazione relativa del tipo coefficiente di localizzazione, rapportando cioè il peso su Italia in termini di infrastrutture rispetto al peso su Italia di aggregati assimilabili alla potenziale o effettiva utilizzazione. Pervenire ad un indice espresso come quota su Italia consente inoltre di creare aggregazioni territoriali a partire da quella utilizzata per semplice somma, senza dover ricorrere a nuovi criteri di ponderazione, necessari nel caso di indici relativi.

 Allo scopo di raccogliere ed elaborare le informazioni di base al massimo grado di dettaglio consentito dalle fonti statistiche disponibili si è reso innanzitutto necessario articolare i diversi indicatori elementari in categorie di infrastrutture. Oltre che dal vincolo derivante dalla disponibilità di informazioni, la scelta delle categorie è il risultato di un’analisi delle caratteristiche del fenomeno indagato, basata essenzialmente sul soddisfacimento di alcune proprietà, quali ad esempio la polivalenza, non sostituibilità ecc.. Le categorie individuate sono dieci: rete stradale (10); rete ferroviaria (9); risorse energetiche-ambientali (17); telecomunicazioni (11); strutture portuali (18); strutture aeroportuali (14); strutture creditizie e centri servizi alle imprese (16); istruzione (25); strutture culturali e ricreative (35); sanità e centri di servizi ausiliari e socio-assistenziali (44). In parentesi viene riportato il numero di variabili elementari rilevate per ciascuna categoria. Si tratta di categorie piuttosto ampie per le quali l’unità territoriale considerata, la provincia, non è forse la più congeniale (in molti casi, infatti, si tratta di infrastrutture utilizzabili ad un livello territoriale più ristretto), ma rappresenta l’aggregazione territoriale minima per la quale si dispone di sufficienti informazioni.

 I dati disponibili a livello territoriale elementare devono essere quindi opportunamente aggregati per ottenere sintesi in indici di categoria infrastrutturale. Come noto, il trattamento statistico di queste informazioni pone questioni assai delicate (Vitali e Merlini, 1999). Una criticità presente nella costruzione di indici infrastrutturali, riguarda la discrezionalità nella operazione cosiddetta di “normalizzazione” dei dati, ovvero nella depurazione degli aggregati dalla diversa dimensione delle aree. Poiché la scelta di un denominatore di confronto (superficie, popolazione, ecc.) ne modifica il risultato in modo significativo, si è deciso di procedere attraverso una normalizzazione “a valle” piuttosto che “a monte”. Pertanto si è proceduto inizialmente alla determinazione, per ciascuna categoria, di una misura della dotazione infrastrutturale o più precisamente un indice di “assorbimento” infrastrutturale, espressivo di quanta parte della dotazione nazionale si localizzi in un’area piuttosto che in un’altra, lasciando a un momento successivo una valutazione relativa ottenendo indicatori assimilabili a coefficienti di localizzazione. Per la costruzione dell’indice sintetico di “assorbimento”, per ciascuna categoria, si sono distinti gli aspetti di qualità e quantità nelle informazioni di base. L’introduzione del parametro qualitativo, in aggiunta a quello strettamente quantitativo, costituisce uno degli aspetti più critici, e al contempo più qualificanti, che si sono dovuti affrontare per disporre di una valutazione quali-quantitativa della consistenza delle infrastrutture. Con riferimento ad esempio alla rete stradale, la possibilità di considerare, oltre alla sua estensione in km, anche il numero delle corsie, di alcune strutture disseminate lungo la rete, della spesa provinciale per la manutenzione stradale, ha permesso di affiancare ad elementi puramente quantitativi una valutazione, seppure indiretta, della qualità del servizio offerto.

 La procedura seguita per la costruzione dell’indice sintetico è la seguente. Dopo aver trasformato le variabili elementari in quote sul totale nazionale, si sono costruiti due indicatori di “assorbimento”, uno di quantità ed uno di qualità, attraverso una media ponderata delle variabili elementari. Per individuare il sistema dei pesi in modo non discrezionale si è utilizzata strumentalmente un’analisi in componenti principali (ACP) usando la matrice di correlazione. I pesi individuati sono proporzionali ai coefficienti dei punteggi fattoriali relativi alla prima componente che, per la categoria rete stradale, spiega il 70% e il 69% della varianza totale, rispettivamente per gli indicatori di quantità e di qualità (cfr. Tab. 1).

 

Tab. 1: Indicatori selezionati per la categoria di infrastrutture “rete stradale” e relativi pesi

Indicatori di quantità

(valori percentuali sul totale Italia)

fonte pesi

Indicatori di qualità

(valori percentuali sul totale Italia)

fonte pesi

Km di autostrade

Aiscat

0.20

Km di autostrade a tre corsie

Aiscat

0.17

Km di strade statali

CNT

0.26

Numero di porte autostradali

Aiscat

0.20

Km di strade provinciali

CNT

0.26

Numero di stazioni autostradali

Aiscat

0.17

Km di strade comunali

CNT

0.28

Numero di porte Viacard

Numero di porte Telepass

Spesa provinciale per la manutenzione stradale

 

Aiscat

Aiscat

CNT

0.19

0.16

0.11

 

Si è poi determinato l’indice di dotazione infrastrutturale complessivo, quali-quantitativo, a livello provinciale, attraverso una media aritmetica ponderata dei due indicatori con pesi inversamente proporzionali ad una loro misura di variabilità. In questo modo si è implicitamente assegnato un peso maggiore all’indicatore quantitativo che solitamente presenta una minore variabilità. E’ da notare che, avendo effettuato i calcoli sulle serie elementari espresse in percentuali, anche l’indice sintetico di dotazione infrastrutturale è rappresentato da una serie di dati che indicano la quota sul totale nazionale di pertinenza di ciascuna provincia. Con analoga procedura si è provveduto alle stime della dotazione infrastrutturale delle altre categorie, ad eccezione delle infrastrutture puntuali (porti ed aeroporti) in quanto bisogna tener conto della capacità di attrazione del singolo porto o aeroporto non solo all’interno della provincia in cui è ubicato, ma anche nei riguardi delle province limitrofe.

 Al fine di neutralizzare gli effetti dovuti alla diversa dimensione territoriale, l’indicatore di dotazione va rapportato ad un analogo indicatore di domanda potenziale, espresso dalla popolazione, dalla superficie o ad un indicatore di domanda effettiva (se disponibili dati sugli utilizzatori della risorsa). La scelta del più idoneo indicatore di domanda potenziale è, come detto, lasciato all’utilizzatore a seconda degli scopi dell’analisi. Il rapporto tra indicatore di offerta e indicatore di domanda determina indici di dotazione relativa territorialmente comparabili e forniscono un valore pari a 100 per l’intera economia nazionale e, rispettivamente valori superiori o inferiori a 100 a seconda che si tratti di territori con una dotazione relativa superiore o inferiore alla media nazionale.

 In conclusione, uno dei vantaggi della procedura proposta è che l’utilizzatore può analizzare separatamente il livello assoluto di dotazione territoriale delle infrastrutture, confrontandolo in una fase successiva con il loro utilizzo effettivo o potenziale. Inoltre è possibile replicare agevolmente la procedura per anni diversi, consentendo confronti intertemporali e analisi legate allo studio della crescita economica.

 

3.6 Brevetti

Il brevetto è un titolo in forza del quale viene conferito un monopolio temporaneo di sfruttamento sul trovato oggetto del brevetto stesso consistente nel diritto esclusivo di realizzarlo, di disporne e di farne oggetto di commercio. Possono costituire oggetto di brevetto: 1) le invenzioni industriali, 2) i modelli di utilità, 3) modelli ornamentali. Il marchio d’impresa è un segno distintivo che serve a identificare inequivocabilmente i prodotti o i servizi che un’impresa produce o mette in commercio.

I brevetti ed i marchi possono essere registrati attraverso una domanda da presentarsi alla locale Camera di Commercio, ovvero all'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi facente capo al Ministero delle Attività Produttive.

 

3.7 IDE

Si definiscono diretti gli investimenti che realizzano un interesse durevole tra un'impresa residente nell'economia nazionale ed una residente in un'altra economia. Sono considerati investimenti diretti: - le partecipazioni dirette o indirette non rappresentate da titoli e i rapporti di natura finanziaria intercorrenti tra partecipante e partecipata; - le partecipazioni dirette o indirette rappresentate da titoli di ammontare uguale o superiore al 10% del capitale dell'impresa partecipata in termini di azioni ordinarie e di azioni con diritto di voto e i rapporti di natura finanziaria intercorrenti tra partecipante e partecipata. Per convenzione sono considerati investimenti diretti anche gli investimenti immobiliari.

 Investimenti IN: Investimenti diretti esteri (IDE) relativi all'acquisizione del controllo o comunque di interessi durevoli, minoritari o paritari, in un'impresa, che comportano un qualche grado di coinvolgimento dell'investitore estero localizzato sul territorio italiano nella direzione e nella gestione delle sue attività; restano esclusi gli investimenti di portafoglio, rivolti a partecipazioni di natura finanziaria e attuati da soggetti istituzionalmente o di fatto non interessati alla gestione dell'impresa; sono considerati solo gli IDE nell'industria, ovvero nei settori estrattivo o manifatturiero; la rilevazione viene condotta biennalmente.

Investimenti OUT: Investimenti diretti esteri (IDE) relativi all'acquisizione del controllo o comunque di interessi durevoli, minoritari o paritari, in un'impresa, che comportano un qualche grado di coinvolgimento dell'investitore nella direzione e nella gestione delle sue attività; restano esclusi gli investimenti di portafoglio, rivolti a partecipazioni di natura finanziaria e attuati da soggetti istituzionalmente o di fatto non interessati alla gestione dell'impresa; sono considerati solo gli IDE nell'industria, ovvero nei settori estrattivo o manifatturiero; la rilevazione viene condotta biennalmente

 

3.8 Andamento del tasso di ricorso ai finanziamenti agevolati della legge 488/92

Il sistema agevolativo previsto dalla legge n. 488/92 è applicato attraverso una procedura a bando. Esso prevede, sulla base delle risorse finanziarie disponibili, la concessione di un contributo in c/impianti, alle imprese che ne abbiano fatto domanda per il relativo Bando, a fronte di iniziative riguardanti investimenti produttivi. Le risorse finanziarie disponibili per ciascun Bando sono ripartite con riferimento alle aree regionali interessate. Possono accedere alle agevolazioni:

• le imprese, già costituite alla data di presentazione del Modulo di domanda, iscritte al Registro delle imprese

• le imprese costituite in forma di società regolari, iscritte al Registro delle imprese, fornitrici di servizi reali ed operanti nelle attività, potenzialmente dirette ad influire positivamente sullo sviluppo delle attività produttive agevolabili, individuate dal Ministero delle Attività Produttive.

 

3.9. I distretti industriali.

I dati sui distretti saranno resi disponibili nell’apposita area della “Giornata dell’Economia” su Starnet a partire dall’11 aprile 2003.

 In questa sezione, i dati del Registro delle imprese e dal REA (Repertorio delle notizie economiche e amministrative), integrati con le informazioni presenti nelle altre principali fonti amministrative (INPS e Anagrafe Tributaria) al 31.12.1999, sono aggregati per singolo distretto industriale.

 In particolare sono presentati i dati sulle unità locali e sull’occupazione sono analizzati per i 199 distretti industriali identificati dall’ISTAT e, distintamente, per quelli riconosciuti dalle Regioni.

 Per ciascun distretto vengono indicati i dati relativi al settore di specializzazione caratterizzante il distretto, e quelli riferiti al totale economia dell’area, valutandone l’incidenza rispetto all’area provinciale o pluriprovinciale di appartenenza.

  

4) LE PREVISIONI PER IL 2003-2006

 

I dati definitivi degli scenari previsionali per il 2003-2006 saranno resi disponibili nell’apposita area della “Giornata dell’Economia” su Starnet a partire dall’11 aprile 2003. In particolare, saranno forniti i dati relativi alle previsioni dei principali indicatori macroeconomici a livello regionale, per area geografica di appartenenza e a livello nazionale.

 

4.1 Gli scenari previsionali delle economie locali a livello regionale

Gli scenari previsionali delle economie locali vengono realizzati tramite un modello multiregionale top down, ovvero comprende tutte le regioni ed assume come un dato esterno (esogeno) l’andamento dell’economia nazionale ed internazionale.

La struttura del modello regionale si basa sulla disponibilità di informazioni regionali attendibili e di fonte ufficiale ed e articolata in tre blocchi: valore aggiunto e componenti della domanda; salari ed occupazione; reddito disponibile. Il modello di previsione viene alimentato dai dati raccolti presso le imprese nelle indagini (congiunturali, strutturali) realizzate dal Centro Studi Unioncamere.

La principale base informativa del modello e rappresentata dalla contabilità regionale ISTAT, che si articola attorno al conto delle risorse e degli impieghi, che bilancia l’offerta (PIL ed importazioni nette) e la domanda regionale interna (consumi ed investimenti).

Il conto delle risorse e degli impieghi rappresenta il cuore del modello, che comprende nel primo blocco le equazioni che simulano l’andamento delle variabili sopra indicate e calcolano a saldo le importazioni nette.

Il secondo blocco è relativo al mercato del lavoro e comprende una serie di equazioni relative ai redditi da lavoro dipendente e all’occupazione totale e dipendente, stimate su dati di contabilità regionale e relativi ai quattro grandi settori di attività. Le informazioni relative all’offerta di lavoro e alla popolazione derivano dall’indagine sulle forze lavoro dell’ISTAT e sono trattate come esogene nel modello, ovvero sono predeterminate. Il secondo blocco determina la domanda di lavoro e si chiude sul numero di persone in cerca di occupazione, calcolato come saldo tra forze di lavoro e occupazione.

Il terzo blocco del modello determina il reddito disponibile delle famiglie, utilizzando come base informativa una versione ridotta del conto del reddito disponibile pubblicato dall’ISTAT.

Ogni componente è rappresentato nel modello da un’equazione di comportamento o da un’identità.

Le equazioni che compongono il modello sono stimate su dati longitudinali (panel data) relativi a 20 regioni e a circa 30 anni. L’articolazione della banca dati e la metodologia di stima adottata consentono di articolare il modello a livello di singole regioni: alcuni coefficienti sono specifici di singole regioni ed alcune variabili esplicative intervengono solo in alcune regioni. Le singole equazioni sono modellate secondo il classico approccio di Klein/Glicksman: in generale ogni variabile regionale è messa in relazione con la corrispondente variabile nazionale, con i propri ritardi e con altre esplicative nazionali e regionali.

Il modello regionale di previsione attualmente è composto da 105 equazioni (22 stimate e 83 identità), molte delle quali non lineari.

 

 

l'economia reale dal punto di osservazione delle camere di commercio

indice delle tavole statistiche